DEIBJ - D per diversity

DEI

Ero alle scuole medie, durante l’ora di educazione artistica (la mia materia preferita) - avevamo il compito di disegnare la caricatura di un3 nostr3 compagn3 di classe. Io decisi di giocare sull’altezza di questo compagno di classe che, pur non essendo molto alto, era ritenuto tra i bellocci della scuola. Il mio era un po’ un gesto di sfida, un po’ un gesto ritenuto innocuo - “molto meglio fare una caricatura del belloccio con l’autostima a 1000, farò meno danni che a farla di una persona “normale” con insicurezze normali.”

Fatto sta che Il Belloccio vede la caricatura e ci rimane malissimo. Io non me ne rendo conto e rincaro la dose con un “è perché so che vorresti essere più alto” - al quale lui risponde “e tutti sanno che tu vorresti essere bianca”.

Sapere che qualsiasi diverbio può portare dall’altra parte a offese razziste è debilitante. Soprattutto quando sei l’unica diversa nella stanza. Perché anche se volessi ingaggiare lo scontro, ti senti senza plotone alle spalle, in territorio nemico e ostile. E allora, se non è fight..è flight.

La vergogna nel sentirmi non solo diversa, ma anche nuda davanti all3 altr3, mi ha portata a non cercare occasioni di visibilità. Stop estroversione in contesti di gruppo allargato, no interventi in nuove classi, no discussioni con conoscenti, no public speaking.

E’ grazie al core energy coaching che sono riuscita a comprendere l’impatto di alcuni scheletri sui miei modi di fare, che davo per ossidati. Ed è grazie al core energy coaching che sono tornata fedele a me stessa. Perché chi ha fatto coaching sa che si tratta di una palestra mentale in grado di creare porte verso nuove opportunità e seconde possibilità.

E poi c’era anche lui, Il Belloccio. Da bimba che ero, non avevo immaginato che lui stesso potesse avere insicurezze, soprattutto non per la sua altezza.

Siamo stati tutt3 bimb3, influenzabili ci siamo influenzat3, senza sapere bene come.

Il mio colore della pelle, da bambina-donna, la sua altezza, da bambino-uomo, non sono solo caratteristiche fisiche - compongono identità che hanno significati e valori a livello sociale - sono soggette a regole non scritte, ad accessi, e influenzano il nostro potenziale.


Diversity.

Molt3 si focalizzano solo su questioni di genere, spesso relative al gap uomo>donna. Basti pensare che dai dati della ricerca “Future of Work” condotta nel 2022, in Italia:

  • solo il 46% delle aziende ha una pianificazione D&I attiva

  • il 76% delle azioni in corso d’opera riguardano il gender gap

  • mentre l’importanza attribuita ai temi generazionali è del 62%

  • sembra che le aziende non si stiano preparando al fatto che nel 2025 la Gen Z comporrà il 27% della forza lavorativa - e parliamo di una popolazione per cui il tema Diversity assume connotati più ampi e profondi.

Quindi, un punto di radicale importanza è ridefinire il concetto.

Ognuno aggiunge il proprio significato alle parole, ma in termini ufficiali “diversity” significa fare un calcolo di tutte le caratteristiche, identità, culture ed esperienze presenti in un gruppo.

Di solito le tematiche di genere sono il luogo in cui si rifugia di default la nostra mente quando pensiamo alla diversity...ma in realtà sotto a questo ombrello sta tanto altro, come livello di istruzione, orientamento sessuale, colore della pelle, riconoscimento di genere, età, religione, provenienza socio-economica, abilità fisiche e mentali, dimensioni corporee, etnia, lingua..

Parlare di diversity non significa nemmeno parlare di tutto ciò che non è uomo, bianco, ricco, etero e cis.

Significa partire dal presupposto che esistono diversità, che non siamo tutt3 uguali. E che le persone possono affrontare sfide diverse in connessione alla propria identità. E che queste sfide possono potenzialmente influire su come vediamo e trattiamo noi stess3 e l3 altr3.

Perché focalizzarsi sulla diversity è particolarmente interessante in ambito accademico e lavorativo - e come coach? Le esperienze di persone appartenenti a gruppi storicamente esclusi, andando a influire sulla percezione che la persona ha di se stessa e della propria auto-efficacia, possono andare a bloccare lo sviluppo e il raggiungimento del potenziale. Ora potrebbe risuonarvi la parola “equità” - ci siamo vicin3, ma non stiamo ancora parlando di quello. Vi parlo di parti di noi che rimangono imbottigliate in stereotipi su “chi è come noi” che esistono per tutte le persone. Vi parlo anche di bias su “chi è come noi” e “chi è divers3 da noi” capaci di falsare le interazioni, impedire connessioni e ostacolare lo sviluppo personale e organizzativo.

In questo articolo non vi parlo di diversity sotto la lente di un’attivista o di una consulente di politiche dirette alla DE&I in azienda. Sono grata a questi gruppi di persone e credo che facciamo tutt3 parte di un’ecosistema interconnesso, dove attivismo, cambiamento organizzativo e crescita personale hanno un ruolo unico verso obiettivi condivisi.

Ma quali sono le differenze tra un3 coach dedicat3 alla diversity e attivist3, o consulent3?


Il focus: da fuori a dentro


Mentre attivist3 3 consulent3 organizzativ3 sono impegnat3 a influenzare un cambiamento delle circostanze esterne a noi, per darci un campo in cui fiorire, il coaching guarda all’interno.

Come all’esterno esiste un sistema al momento non equo e limitante, al nostro interno si è specularmente creato un sistema limitante. Il coaching guida nell’esplorazione e nella liberazione di risorse esistenti, ma mai o poco utilizzate. La fiducia è una delle prime.

Da persona afrodiscendente nata e cresciuta “diversa da chiunque mi stesse intorno”, conosco sulla mia pelle i meccanismi di difesa creati per sopperire alla paura e alla mancanza di fiducia. Sono cose che ho analizzato in terapia, a lungo. Grazie al coaching ho fatto il passo in più di comprenderne i risvolti sul lavoro, nella gestione dello stress, dell’incertezza, delle transizioni, nella percezione e negli sforzi di influenza sulle circostanze.

Ho scoperto che la carica adrenalinica, la sensazione di lotta continua, il super high da successo e super low da insuccesso, l’angoscia della domenica sera, le 1000 sigarette, gli infrasettimanali passati tra tanti eventi e troppi prosecchi dopo lavoro, non devono per forza essere la normalità. Esiste un altro modo di lavorare e vivere - un altro modo di farne esperienza, di guardare a se stess3, all3 altr3 e al lavoro - un altro tipo di soddisfazione, meno costosa, meno umorale, meno a ondate.

Ho scoperto cosa mi rende felice e appagata. Ho scoperto il sollievo, la prospettiva, la fiducia, la compassione - ho scoperto di avere potere nel dare priorità a tutto. Sento la fiducia nel poter influenzare situazioni e persone, con onestà e senza necessità di sovrastare. Ho scoperto di non utilizzare caratteristiche interiori che più o meno sapevo di possedere e che ero certa di non poter utilizzare.

Abbiamo necessità di promotori del cambiamento esterno, quanta ne abbiamo di promotori del cambiamento interiore.

L’accettazione come leva di cambiamento


La forza dell’attivismo sta nella resistenza e nella lotta. I consulenti organizzativi, a loro modo, sono derivati di visioni antagoniste - per loro esiste un prima e un dopo, un giusto e uno sbagliato. E non fraintendetemi, io credo che ci sia necessità di resistenza, lotta e cambiamento di ciò che ci sta intorno.

Allo stesso tempo, sono convinta dell’importanza di trattare il nostro mondo interiore con delicatezza e compassione. Vedetela così: le esperienze che viviamo ci segnano, nel modo in cui percepiamo noi stess3, nel modo in cui ci rapportiamo al mondo. Quando si prende consapevolezza del nostro ruolo e dell’impatto delle nostre percezioni sulla vita che viviamo, possiamo tendere al rifiuto, alla lotta contro “ciò che è stato” e che non vogliamo sia più, possiamo cedere a rabbia e dolore. Oppure possiamo accettare - possiamo trattarci con delicatezza, possiamo vedere con compassione gli sforzi che abbiamo fatto e stiamo facendo per sopravvivere e possiamo decidere di agire diversamente. E questa è la stessa compassione che, una volta raggiunta ed esercitata, saremo in grado di estendere naturalmente anche all3 altr3.

Il coaching fornisce uno spazio di elaborazione, comprensione e accettazione della nostra esperienza personale, della nostra visione di noi e del mondo - e da quello spazio crea il presupposto e stimola la definizione di una nuova strada, passo dopo passo.


Il cambiamento: da dentro a fuori


Il cambiamento vero, quello duraturo, avviene agendo su una coscienza alla volta. E’ la comprensione dei nostri meccanismi di difesa e la creazione di risposte meno automatiche (e la fiducia che queste nuove risposte ci portano a costruire) che ingaggia la trasformazione, di noi stess3 e del mondo.

L3 coach non ti aiuta a definire un action plan - ce n’è davvero bisogno? Io credo che le risposte siano dentro a ciascun3 di noi - le risposte e gli action plan. Un3 coach ti aiuta a silenziare una mente molto rumorosa di paure e ansie, per poter fare emergere le soluzioni che cercavi e che esistevano già dentro di te.

Il cambiamento da dentro a fuori parla di comprendere e modificare la propria energia, la propria coscienza, la visione che si ha di se e del mondo. Quando questo cambiamento avviene con successo, il cambiamento delle circostanze esterne avviene a cascata.


Vi ho raccontato le principali differenze tra attivismo, consulenza e coaching in ambito DE&I a mio avviso, ora torniamo a noi.

Da coach, vi invito all’azione…Mettete una sveglia al giorno questa settimana-  in orari diversi giorno per giorno - tra le 9 e le 19. Ogni volta che suona la sveglia, guardatevi intorno e chiedetevi:

  • quante altre persone “come me” sono presenti nella stanza?

  • come mi fa sentire essere l3 unic3, o nella maggioranza?

  • come mi sentirei se fossi l3 unic3, o nella maggioranza? E questo come influirebbe sul mio comportamento?

  • Chi manca o chi è in minoranza e perché?


Qui trovate un esercizio che vi guida nel comprendere meglio quali sono le vostre identità sociali.

Vi ho incuriosit3 3 vorreste sapere e comprendere di più sul tema? Scaricate l’APP di Incredibileee e iniziate un programma in self-coaching di comprensione e decostruzione delle identità sociali.

Indietro
Indietro

Pride Month 2024 - spunti e azioni